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Contemporary Istanbul 2025: Un Nodo Critico tra Memoria e Polis Contemporanea

  • teodorare
  • 22 set
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 4 nov



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La ventesima edizione di Contemporary Istanbul si afferma come un evento paradigmatico di risonanza globale, capace di articolare un discorso filosofico che indaga le complesse dinamiche estetiche e socioculturali della contemporaneità. L’edizione 2025, ospitata negli spazi emblematici di Tersane Istanbul, si configura non solo come un’esposizione, ma come un campo di forze metamorfico, un locus in cui la stratificazione storico-materica del luogo si intreccia con le tensioni fluide e plurali dell’arte globale.

L’esercizio curatoriale si presenta come uno strumento dialettico, in grado di sospendere e ripensare le tradizionali dicotomie tra locale e globale, memoria e innovazione, tradizione e sperimentazione. Le 51 gallerie provenienti da molteplici contesti geografici e culturali incarnano il ruolo di mediatori culturali, impegnati non nella semplice circolazione di beni estetici, ma nella ricostruzione critica di reti transnazionali di sapere e pratica artistica, nodi di un discorso articolato che decostruisce e rigenera i paradigmi istituzionali.

La Sevil Dolmacı Art Gallery, con il progetto curatoriale “Private Room”, dà vita a un’intensa congiunzione tra poli generazionali e culturali: l’opera iconoclasta e destrutturante di Georg Baselitz si confronta con le geometrie concettuali di Peter Halley, creando un contrappunto che mette in crisi le narrative tradizionali di forma e identità, ponendo in evidenza l’inquietudine postbellica europea e il controllo spaziale e digitale postmoderno. Le sperimentazioni materiali di Barry X Ball, che uniscono raffinato artigianato rinascimentale e tecnologie digitali d’avanguardia, e le superfici stratificate e poeticamente materiche di Bosco Sodi offrono un’esperienza sensoriale che sfida una concezione puramente visiva dell’arte, aprendo un campo di indagine tattile e fenomenologico. La presenza di Arcangelo Sassolino e Pascale Marthine Tayou amplifica la dimensione critica dell’evento: Sassolino, con la sua indagine sui limiti della materia e la tensione tra forza e distruzione controllata, invita a riflettere sull’ontologia dell’oggetto e sul potere performativo del materiale; Tayou, nell’intreccio caleidoscopico delle sue pratiche visive e performative, esplora le eredità postcoloniali e le molteplici biografie della globalizzazione, evocando la polifonia culturale come dispositivo di resistenza e trasformazione. Le ricerche di Ali Güreli e Rabia Bakıcı Güreli rappresentano un approfondimento in cui tradizione e innovazione dialogano, invitando a rileggere codici culturali ed eredità storiche attraverso una lente critica e contemporanea.

La rete internazionale si amplia con gallerie di rilievo quali Buchmann Gallery, Villa del Arte Galleries, MARK HACHEM e AWC Contemporary Gallery, i cui programmi curatoriali sottolineano l’intersezione tra temporalità complesse e rigore concettuale, posizionando Istanbul come osservatorio privilegiato delle mutazioni globali dell’arte. Lluís Cera, esposto presso Villa del Arte Galleries di Barcellona, presenta opere scultoree che instaurano un dialogo intenso e meditativo tra pietra e parola, ampliando la riflessione materica e concettuale della manifestazione. Thomas Jorion, con la sua serie Monolithes, indaga la relazione tra architettura, memoria e forma monumentale, integrandosi armoniosamente nel tessuto curatoriale internazionale.

Focus America si configura come un ampio orizzonte di indagine, dove istituzioni e gallerie statunitensi collaborano per esplorare le tensioni tra storia e contemporaneità, memoria e innovazione, tramite le opere di Madison Gallery, Leila Heller Gallery, Guggenheim Museum, MoMA e altri importanti centri museali. Nella produzione artistica nordamericana spiccano figure che vanno dalla meditazione astratta di Bill Jensen, alla poesia materica di Brad Kunkle, fino alla fotografia ambientale e critica di Edward Burtynsky, intrecciando natura e tecnologia in paesaggi industriali e urbani. Le sperimentazioni di Ryan Koopmans e Alice Wexell offrono una penetrante critica delle identità spaziali post-sovietiche, stimolando riflessioni sulle trasformazioni sociopolitiche in ambito architettonico e ambientale.

Di grande rilievo installativo è “PASSAGE & MARITIME” di Grimanesa Amorós, una creazione sospesa tra memoria e movimento che costruisce un dispositivo sensoriale e performativo inscritto nella vitalità urbana di Istanbul. Per la prima volta a Istanbul, la Sigg Art Foundation espone la sua collezione, sollevando questioni sulla visibilità culturale e sui processi di oblio, attraverso una simbologia materica che valorizza il cotone grezzo come metafora di resistenza culturale e trasformazione. Tra gli eventi simbolici dell’edizione spicca il cinquantenario della BMW Art Car Collection, che ha posto in dialogo la classicità di Calder con la contemporaneità di Julie Mehretu, sancendo l’incessante dialogo tra arte, design e innovazione tecnologica.

Sul piano sociale, l’iniziativa “LEGO Turkey – This is the Work of Girls” rappresenta un esempio paradigmatico di empowerment femminile, fondendo arte e azione educativa attraverso la creatività di giovani artiste come Ece Ağırtmış e Selin Tahtakılıç, tracciando un momento di trasformazione culturale e sociale. Il mosaico eterogeneo di JD Malat Gallery presenta artisti quali Santiago Parra, Kojo Marfo, Luis Olaso e Zhang Ji, articolando un discorso su diaspora, postcolonialità e ibridazione culturale. Parallelamente, artisti turchi come Nilbar Güreş, Ahmet Oran, Ekrem Yalçındağ e Nevin Aladağ aprono spazi di riflessione sulle stratificazioni mnemoniche, narrazioni di genere e evocazioni di archetipi collettivi, restituendo fedeltà e complessità al tessuto socio-culturale contemporaneo. La presenza significativa di artiste come Louise Bourgeois, Tracey Emin e Bridget Riley rinnova e amplia il dibattito su corpo, memoria e soggettività, aprendo un confronto fecondo sull’esperienza femminile. Il ciclo CIF Dialogues ha costituito un prezioso contrappunto intellettuale, con interventi di voci di spicco quali Jennifer Stockman, Anne Pasternak e Marina Abramović, che hanno elaborato un dibattito centrato sulle mutazioni epocali delle geografie culturali e delle identità artistiche in transito, consolidando Istanbul come un’agorà critica e performativa delle culture globali in dialogo.

Contemporary Istanbul 2025 si configura quindi come un dispositivo intellettuale ed estetico imprescindibile per decifrare le tensioni e le possibilità del presente. Attraverso una stratificazione complessa di pratiche, saperi e prospettive, la fiera emerge come crocevia essenziale di esperienze e riflessioni, invitando il pubblico a un rapporto consapevole e critico con la polis artistica contemporanea globale.


Efthalia Rentetzi




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