Gilbert & George: Estetiche della complessità e trasformazione sociale al Southbank Centre
- teodorare
- 3 ott
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Aggiornamento: 4 nov

La Hayward Gallery del Southbank Centre, punto di riferimento imprescindibile nell’ambito dell’arte contemporanea londinese, ospiterà dal 7 ottobre 2025 al 4 gennaio 2026 la mostra Gilbert & George: 21st Century Pictures.
Questo imponente allestimento si estende per l’intera superficie espositiva della galleria e ripercorre con rigore critico e appassionato un venticinquennio di ricerca artistica di uno dei più radicali e influenti duo della scena britannica contemporanea; con oltre sessanta installazioni monumentali, l’esposizione si configura come un articolato dispositivo multilivello che riflette la complessità, contraddittoria e non lineare, del mondo attuale. Gilbert & George, autentiche “sculture viventi”, si ergono quali archeologi visivi di una condizione esistenziale urbana in costante divenire e, attraverso un ricco e stratificato archivio iconografico e linguistico, elaborano un linguaggio visivo denso, capace di sondare le tensioni dialettiche tra individuo e società, ordine e dissonanza, soggettività e alterità. Il percorso espositivo intreccia momenti cruciali della loro produzione più recente in cui l’impellenza dell’urgenza sessuale e la trasgressione dei tabù sociali si fondono in una visione dissacrante; stratificazioni visive dell’ecosistema urbano si accompagnano ad una meditata riflessione sul corpo e sull’identità intesi come spazi di resistenza, nonché a profonde contemplazioni sulla mortalità, sospese in un limbo di tensione metafisica. La serie più recente trasforma materiali di umile natura, quali viti e rametti, in potenti metafore della fragilità ontologica e della transitorietà, offrendo così un’evocativa chiave poetica per interpretare una realtà complessa e caleidoscopica. Considerare e comunicare elementi estranei alla dimensione quotidiana costituisce inoltre il cardine di una delle opere di maggiori proporzioni presenti in mostra, che prosegue e approfondisce la loro ambiziosa volontà di rappresentare i soggetti mediante una rigorosa composizione quadripartita; quest’opera monumentale, che si estende per quattro metri d’altezza e sette di larghezza, affronta i temi universali del sesso, del denaro, della razza e della religione, attraverso la voce di una storia tragica e personale meditata dal duo nell’arco di decenni.
Rachel Thomas, curatrice della mostra, interpreta l’allestimento come un dispositivo critico e meta-riflessivo capace di decostruire e ripensare le categorie fondamentali dell’esistenza quali corpo, identità e società, ricorrendo a un’estetica che intreccia ironia, provocazione e impegno civile; la Hayward Gallery si trasforma così in un’arena dialettica entro la quale lo spettatore viene chiamato a confrontarsi con le profonde contraddizioni del presente in modo coinvolgente e intellettualmente rigoroso. Gilbert & George decostruiscono paradigmi culturali consolidati e riformulano il reale, riaffermando la centralità dell’arte come soggetto attivo nel discorso pubblico e motore imprescindibile della trasformazione sociale; l’esposizione testimonia un’estetica resiliente, non limitata a rappresentare il mondo bensì volta a interrogarlo e a trasformarlo, collocando l’esperienza artistica al centro della riflessione critica contemporanea. 21st Century Pictures si configura come un laboratorio di pensiero estetico-politico nel quale temi marginalizzati o sistematicamente censurati — quali sessualità, religione, classe sociale, nazionalismo, corruzione e morte — vengono affrontati con rigore concettuale nel contesto di un dialogo serrato, smascherando le contraddizioni di una società complessa e frammentata e offrendo una sintesi critica che coniuga memoria storica e urgenza del presente, riaffermando così l’arte come pratica al contempo contenitiva e trasformativa del reale impercettibile. Al momento dell’ingresso nello studio di lavoro, per Gilbert e George il silenzio costituisce un imprescindibile presupposto creativo: come spiega Gilbert, tutto lo studio è immerso nell’oscurità durante i momenti di progettazione e questa condizione risulta estremamente stimolante poiché perseguono l’idea di concepire l’opera a occhi chiusi, non desiderando osservare il mondo esterno né contemplare il paesaggio ordinario, ma interessandosi unicamente al paesaggio interiore. Interrogati sul dialogo che accompagna le fasi operative nel loro atelier, George risponde con decisione che parlare comprometterebbe tutto.
Ilektra Zanella



















