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Maria Barosso ai Musei Capitolini – Centrale Montemartini

  • teodorare
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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La mostra Maria Barosso. Artista e Archeologa nella Roma in Trasformazione, ospitata ai Musei Capitolini, Centrale Montemartini, dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026, celebra l’opera di Maria Barosso (1879-1960), pioniera della documentazione archeologica e artistica. Prima donna funzionaria della Direzione Generale Antichità e Belle Arti di Roma, Barosso ha avuto un ruolo cruciale nella registrazione visiva delle grandi trasformazioni urbanistiche della Capitale durante il primo Novecento. Attraverso disegni, acquerelli e dipinti, ha testimoniato le demolizioni di interi quartieri, i restauri di chiese e scavi archeologici, contribuendo a preservare la memoria di una Roma che stava cambiando radicalmente.

La mostra raccoglie 137 opere, incluse circa 100 realizzate dalla stessa Barosso, provenienti dai depositi della Sovrintendenza Capitolina, dal Museo di Roma a Palazzo Braschi, dal Parco Archeologico del Colosseo e altre collezioni prestigiose. Il percorso espositivo si concentra sulle demolizioni e sui cantieri che trasformarono il volto della città durante gli anni Venti e Trenta, con una particolare attenzione alla Velia, abbattuta per fare spazio a Via dei Fori Imperiali, e alla scoperta dei templi repubblicani e della Curia di Pompeo, dove Giulio Cesare venne assassinato. Le opere di Barosso non si limitano a registrare questi cambiamenti, ma restituiscono anche la delicatezza e la precisione della sua sensibilità artistica, come nel caso del Compitum Acilium, un piccolo santuario documentato prima che venisse distrutto dai lavori di sterro. Grazie alla sua attenzione, il monumento sopravvive nella memoria visiva, diventando uno dei molti esempi di come la sua arte abbia salvato ciò che altrimenti sarebbe stato dimenticato.

In mostra, oltre ai lavori di Barosso, sono presenti anche le opere di altri artisti contemporanei come Mario Mafai, Eva Quagliotto e Tina Tommasini, che hanno esplorato i mutamenti di Roma durante gli stessi anni. Le loro opere offrono una visione diversa, ma complementare, della città in trasformazione, evidenziando le sfide tra il passato e la modernità.

L'esposizione non solo celebra il lavoro di una figura fondamentale nella storia dell’archeologia e dell'arte, ma offre anche una riflessione sul valore della memoria storica e sull'importanza di preservare i cambiamenti di una città come Roma, che ha visto secoli di storia condensati in pochi decenni di trasformazioni radicali.


Isabelle Rougeot

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