Peter Doig: House of Music a Serpentine South di Londra
- teodorare
- 8 ott
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Aggiornamento: 4 nov

Peter Doig: Casa di Musica si configura come un apice dell’indagine estetica contemporanea, un’architettura sensoriale che trascende le tradizionali separazioni tra visivo e acustico, ampliando significativamente il campo esperienziale che definisce la fruizione artistica. La mostra personale, ospitata alla Serpentine South di Londra, si inaugura il 10 ottobre 2025 e resterà aperta fino all’8 febbraio 2026.
Essa non si limita a una semplice esposizione di dipinti, ma attiva un dispositivo ontologico complesso in cui pittura e suono si intrecciano in un dialogo stratificato di rimandi e sovrapposizioni temporali, generando un’esperienza immersiva e multisensoriale che si traduce in un rito condiviso di memoria e presenza.
Al centro dell'allestimento un duplice sistema di altoparlanti analogici vintage, restaurati con maestria tecnica ma soprattutto evocatori di archeologia sonora, trasmette un repertorio di vinili e cassette scelti dall'archivio personale di Doig. Questi dispositivi non sono meri supporti tecnici, bensì agenti di una risonanza temporale che spalanca uno spazio di ascolto come luogo rituale di memoria condivisa, un'eco che trascende la mera riproduzione per costruire un paesaggio sonoro immersivo. In tale ambiente, la pittura di Doig si colloca come un'entità fluttuante tra visione e evocazione, una tessitura di immagini che si forma e si dissolve al ritmo delle tracce sonore.
L'opera di Doig, da sempre in tensione tra realismo e immaginazione, qui si fa medium sinestetico per eccellenza, in cui la musica non è semplicemente soggetto o ispirazione, ma diviene coessenziale all'atto pittorico stesso. Il suo lavoro riflette una dialettica tra individuo e collettività, tra memoria privata e memoria culturale, tradotta in tele che catturano il senso esperienziale di spazi sociali di ascolto come quelli delle sound system di Trinidad, territori fisici e simbolici della condivisione e della trasformazione culturale.
Questo progetto si inscrive in un più ampio discorso sulla condizione postumana e sulle nuove forme di relazione tra corpo, spazio e tecnologia. L'opera si emancipa dal paradigma dell'oggetto statico per configurarsi come evento performativo, un campo di forze che induce una percezione attiva e partecipativa, in cui la soggettività del fruitore diventa parte integrante dell'opera stessa. La pittura, tradizionalmente confinata al visivo, si fa così spazio d'incontro multisensoriale, mentre il suono agisce come medium di trasfigurazione e moltiplicazione dei significati.
L'edizione vinilica che accompagna la mostra, con testi poetici e critici, irrobustisce ulteriormente la dimensione dialogica dell'evento, predisponendo un attraversamento continuo tra parola, immagine e suono, in un sistema aperto di rimandi e inneschi simbolici. In tal modo, "Casa di Musica" non solo testimonia l'esito maturo della ricerca artistica di Doig, ma si fa paradigma di una riflessione estetico-filosofica profonda sulle possibilità espansive della pratica artistica contemporanea nel ridefinire lo spazio-tempo della percezione e della memoria.
In sintesi, la mostra presenta un nucleo di problematiche che investono l'ontologia dell'opera d'arte come esperienza totale: un campo sensoriale e cognitivo relazionale dove l'immaginazione, la tecnica e la dimensione storica si confluiscono nel creare uno spazio creativo che è insieme corpo, ambiente e suono. Un invito a decostruire le categorie convenzionali dell'arte e a ripensare la pittura come un processo in dialogo con la memoria collettiva e l'atemporalità della musica, in un comune orizzonte di significati fluido e stratificato.
Ilektra Zanella









