Le architetture trasparenti di Perrin & Perrin alla galerie Negropontes a Venezia
- teodorare
- 4 set
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Aggiornamento: 4 nov

C’è una galleria che approda a Venezia con misura e rigore, scegliendo come sede la Palazzina Masieri sul Canal Grande, uno spazio in cui architettura e memoria si intrecciano. La Galerie Negropontes, fondata a Parigi da Sophie Negropontes, ha inaugurato nel 2024 la propria sede veneziana, restituita alla città grazie al restauro conservativo dello studio Barman Architects.
L’intervento ha saputo valorizzare la sottile geometria e la matericità pensata da Carlo Scarpa, restituendo all’edificio un senso di armonia che permette al linguaggio espositivo della galleria di inserirsi con naturalezza nello spazio, in continuità con la tradizione culturale della Fondazione Masieri, da sempre impegnata in una ricca attività espositiva e nella promozione artistica.
Dal percorso articolato sui tre piani emerge con particolare evidenza la mostra al secondo piano, dedicata a Martine e Jacki Perrin, duo francese che da anni opera come un unico organismo creativo, in cui le singole sensibilità si intrecciano e si arricchiscono reciprocamente. La galleria ha scelto di articolare l’esposizione in due momenti distinti: la prima, Architectural Landscapes (17 aprile – 22 novembre 2025), in dialogo con la Biennale di Architettura; la seconda, in occasione della Venice Glass Week (6 – 14 settembre 2025), con l’aggiunta di tre nuove opere. Questa doppia articolazione non rappresenta solo un aggiornamento cronologico, ma riflette la natura in continuo divenire della loro pratica, capace di ridefinire e approfondire i propri confini espressivi in sintonia con il ritmo mutevole della città e con la stratificazione storica che ne caratterizza la percezione.
Il lavoro dei Perrin affonda le radici in un lungo dialogo con materiali e linguaggi differenti: ceramica, calligrafia dell’Estremo Oriente e, infine, vetro, medium privilegiato della loro pratica. Attraverso il metodo Build-in-Glass, modellano blocchi compatti e stratificati, dalle forme monumentali o intime, in cui luce, trasparenza e porosità non sono meri attributi estetici, ma componenti strutturali dell’opera stessa. Le loro sculture giocano continuamente con ordine e disordine, bianco e scuro, trasparenza e opacità, creando un equilibrio sottile tra strutture precise e improvvise rotture, tra geometria controllata e improvvisi slanci organici. La luce diventa materia viva, attraversando e attraversata, rivelando strutture che evocano processi geologici, costruzioni musicali e scritturali, conferendo alle opere una tensione interna insieme meditativa e dinamica.
Anche i supporti, concepiti dagli artisti, partecipano a questa logica: non sono meri strumenti funzionali, ma veri prolungamenti della scultura, amplificandone la presenza, la coerenza interna e il rapporto con lo spazio circostante. A Venezia, città in cui il vetro è memoria e identità, Perrin & Perrin rinnovano la tradizione trasformandola in materia concettuale. Le loro sculture instaurano un dialogo serrato con la geometria scarpiana, con la luce lagunare e con la stratificazione storica della città, offrendo un’esperienza in cui il vetro diventa architettura, paesaggio e musica silenziosa. La doppia esposizione veneziana si configura così non come semplice mostra, ma come vero laboratorio di riflessione, capace di sondare le potenzialità del vetro come medium contemporaneo e di interrogare il ruolo dell’opera nello spazio urbano e culturale, confermando Venezia non come vetrina, ma come luogo di pensiero e visione.
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